L’antibiotico-resistenza è un fenomeno cresciuto notevolmente negli ultimi anni, una vera e propria emergenza mondiale. Si tratta di un fenomeno legato al potenziale estremamente pericoloso dei superbatteri.
Sono microrganismi che hanno imparato a resistere agli antibiotici. I batteri, dopo la scoperta e l’impiego degli antibiotici, sono mutati, adattandosi allo scopo di essere più resistenti all’azione dei farmaci antibiotici.
I microrganismi di questo tipo possono non solo resistere ai medicinali che il medico prescrive al paziente per curare un’infezione, ma anche proliferare, aumentando la loro carica ai danni del paziente, con gravissime conseguenze per lo stesso. Quando i medici si accorgono che il paziente non risponde alle cure, ricorrono all’uso di altri antibiotici, ancora più potenti. Il rischio è che i microrganismi si adattino anche a questo genere di farmaci, rendendo di fatto nullo il loro potenziale. Le cure a quel punto divengono complicatissime.
Ciò accade soprattutto perché in passato (e anche oggi), gli antibiotici sono stati utilizzati male, in modo sproporzionato. Li si prescriveva anche quando non era necessario, oppure i pazienti tendevano a usarli in maniera impropria, alla prima influenza, molto spesso senza consultare il medico.
Succede anche che questa categoria di farmaci (la cui varietà è ampia; si sceglie un determinato antibiotico perché in grado di trattare una specifica infezione) sia utilizzata con superficialità. Talvolta il medico prescrive sulla base dei sintomi riferiti dal paziente, senza prima fargli fare un test, un esame diagnostico, che accerti quale sia la tipologia di batteri da neutralizzare. Capita così che si dia un antibiotico non adatto e quindi non in grado di curare l’infezione.
Secondo alcuni esperti, anche l’uso prolungato di prodotti per la detersione con antibatterici favorirebbe in qualche modo l’antibiotico-resistenza.
Gli antibiotici si assumono a volte inconsapevolmente, perché sono contenuti in alimenti comuni, come le uova o la carne. Assumere sostanze delle quali l’organismo non ha bisogno favorisce l’antibiotico-resistenza.
Sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) si legge che il problema è complesso perché riconosce cause differenti. Ecco l’elenco ISS delle cause (che riassume e completa quanto scritto finora):
L’uso continuo degli antibiotici aumenta la pressione selettiva favorendo l’emergere, la moltiplicazione e la diffusione dei ceppi resistenti. Inoltre, la comparsa di patogeni resistenti contemporaneamente a più antibiotici (multidrug-resistance) riduce ulteriormente la possibilità di un trattamento efficace. È da sottolineare che questo fenomeno riguarda spesso infezioni correlate all’assistenza sanitaria, che insorgono e si diffondono all’interno di ospedali e di altre strutture sanitarie.
Esiste una tossina vegetale che avrebbe eccellenti proprietà antibiotiche, anche rispetto ai batteri divenuti più forti e più difficili da eradicare dall’organismo umano. Si chiama albicidina ed è una molecola prodotta da un agente patogeno della canna da zucchero (Xanthomonas albilineans). Ha un meccanismo d’azione completamente differente rispetto a quello messo in atto da tutti gli altri antibiotici. Non sarebbe semplice produrla ad uso farmacologico. Sembra, in ogni caso, che si siano registrati dei progressi non da poco, su questo versante.
La molecola sintetizzata, promettono gli esperti, dovrebbe essere in grado di combattere i superbatteri in maniera sorprendentemente efficace. Poiché l’albicidina interagisce con l’enzima girasi sembra sia complicato, se non impossibile, per i batteri mutare in modo da annullare le potenzialità antibiotiche della tossina.
Un team internazionale di scienziati, coordinati dal John Innes Centre, un istituto di ricerca indipendente britannico, ha già realizzato riproduzioni dell’albicidina e le ha messe alla prova in laboratorio contro superbatteri ospedalieri come Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae, Pseudomonas aeruginosa e Salmonella typhimurium. Ora si attendono nuovi studi sull’uomo, che possano confermare i primi risultati ottenuti (Fonte: Focus).
Oltre alle sane abitudini (per esempio, non fumare e contenere al massimo il consumo di alcolici) e ad un’alimentazione equilibrata, anche l’attività fisica moderata o vigorosa (quando si è abituati a questo tipo di attività) aiuta le difese dell’organismo. Integrare nella dieta prodotti nutraceutici può favorire la corretta attività del sistema immunitario.
NKLife AHCC® in capsule o in soluzione orale è un integratore (il primo a base di AHCC FD concentrato solubile), il cui principio attivo è l’estratto del fungo Shiitake (o Lentinula edodes), unico estratto di fungo al mondo a base di α-glucano, caratterizzato da un peso molecolare bassissimo. A rendere unico al mondo l’AHCC® è un processo brevettato di coltura in crusca di riso, tecnologia esclusiva della Amino Up di Sapporo, in Giappone. Grazie al peso molecolare molto basso, la sostanza viene rapidamente assimilata dai globuli bianchi e rimette in moto immediatamente le difese immunitarie.
I benefici dell’AHCC® sono stati provati da diverse ricerche; sviluppato per la prima volta negli anni Ottanta, l’estratto di questo fungo orientale (Shiitake/Lentinula Edodes) è in grado di supportare il sistema immunitario.
Nella formulazione orale, il composto è stato rinforzato sinergicamente con estratto di Perilla, una pianta dalle spiccate proprietà antiossidanti e in grado di rinforzare il sistema immunitario.
In presenza di sintomi che possano far pensare di aver contratto un’infezione, è importante consultare il proprio medico, il quale prescriverà eventualmente gli esami diagnostici del caso. Gli integratori non sono farmaci ma possono supportarne l’azione. Informare il proprio medico dell’eventuale assunzione di integratori è consigliabile.