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Buone notizie dal mondo della ricerca: molto presto potrebbe essere disponibile un vaccino per la prevenzione della mononucleosi. Una malattia infettiva causata dal virus di Epstein Barr (EBV). Qualche volta si tende a sottovalutarla; in realtà la mononucleosi può essere molto insidiosa e aprire la strada ad altre e ben e più gravi patologie. 

Cos’è la mononucleosi

È anche detta la malattia del bacio, per via delle modalità di trasmissione: attraverso la saliva, quindi in modo diretto. Si può contrarre l’infezione anche in maniera indiretta, toccando cioè oggetti infetti, come bicchieri, posate, piatti e altro oppure attraverso il sangue. Per via della facilità di trasmissione, prevenire il contagio non è semplice. 

Bisogna però sottolineare che il sistema immunitario è in grado di sviluppare gli anticorpi contro l’Epstein Barr Virus. All’organismo umano capita non di rado di entrare in contatto con diversi agenti patogeni, senza per questo ammalarsi. Accade che nel momento del contatto si attivino le difese del sistema immunitario e l’organismo sia in grado di riconoscere i virus, producendo i relativi anticorpi. Succede in moltissimi casi, anche con l’EBV responsabile della mononucleosi.

L’EBV fa parte della famiglia degli Herpes Virus, ovvero la stessa cui appartengono gli agenti che provocano la varicella e altre malattie. La forma patologica più comunemente associata a questo virus è la mononucleosi infettiva.

I campanelli d’allarme

I sintomi più comuni della mononucleosi sono la stanchezza generale, la febbre, i linfonodi ingrossati, l’astenia. Anche la faringite può essere legata alla presenza del virus di Epstein Barr.

Perché si chiama mononucleosi

La malattia è nota sin dalla fine del XIX secolo. Il virus prende il nome dai suoi scopritori, i virologi Anthony Epstein e Yvonne Barr. È parente del virus che causa l’herpes simplex 1 (alle labbra), dell’herpes 2 (responsabile di infezioni ai genitali) e del virus Zoster (responsabile della varicella e del cosiddetto Fuoco di Sant’Antonio). 

Quando si è affetti da mononucleosi, l’esame ematico rivela la presenza di grossi linfociti (globuli bianchi) attivati simili a monociti. Questi ultimi sono globuli bianchi più grandi e hanno molta rilevanza nei processi di difesa attivati dal sistema immunitario. Si trasformano in macrofagi e, durante le infezioni, intervengono fagocitando sostanze estranee. A volte, nei soggetti affetti da mononucleosi, aumentano anche i valori delle transaminasi. La malattia viene generalmente neutralizzata dal sistema immunitario; nel giro di qualche giorno, chi ne è colpito torna in perfetta salute, proprio grazie all’attivazione naturale degli anticorpi. 

In altri casi, invece, occorre assumere farmaci per curare l’infezione. La comparsa della mononucleosi infettiva è associata all’evoluzione (successiva) di altre malattie: oncologiche (soprattutto rispetto alla circolazione linfatica e alla gola) e autoimmuni (come la sclerosi multipla).

Il virus resta nell’organismo anche dopo la guarigione

Non tutti gli agenti patogeni vengono eliminati dal sistema immunitario; alcuni di essi restano per tutta la vita nell’organismo. È il caso dell’EBV. Ecco perché a distanza di tempo, la sua presenza può contribuire all’insorgenza del linfoma di Hodgkin e della sclerosi multipla (per citare due delle eventualità). 

Cosa ha rilevato la nuova ricerca

Lo studio è stato condotto dal Berghofer Medical Research Institutedi Brisbane, in Australia ed è stato pubblicato sulla rivista specializzata Nature Communications. 

Il vaccino messo a punto è stato sperimentato sui topi. Il farmaco interviene sui linfonodi, stimolando la produzione di specifici linfociti T, ovvero di cellule deputate alla neutralizzazione del virus. Tali cellule sono risultate attive anche sei mesi dopo la somministrazione del vaccino. Non solo, il farmaco sperimentato sarebbe efficace nel prevenire anche alcune malattie (come quelle già citate) legate all’infezione da virus Epstein Barr. È importante sapere che, in passato, erano già stati effettuati dei tentativi per la realizzazione di un farmaco anti EBV. Nessuno di loro aveva dato gli esiti sperati. Attualmente, dunque, la ricerca australiana fornisce un nuovo candidato vaccino, nella speranza che le sperimentazioni che seguiranno inevitabilmente a questa possano confermare l’efficacia del nuovo farmaco anti Epstein Barr Virus. 

Esiste una stagionalità per questa malattia?

La risposta è negativa. Gli studi effettuati confermano che oltre il 90% della popolazione viene prima o poi in contatto con il virus che causa la mononucleosi, indifferentemente dalla stagione in corso. Nella maggior parte dei casi, non occorre alcuna terapia; la guarigione si favorisce con il riposo.  

Quali cure

Solo in determinate circostanze, il medico prescrive una terapia a supporto delle naturali difese del paziente, a base di antipiretici e antinfiammatori. Gli antibiotici sono generalmente esclusi dalle cure; vengono invece impiegati in presenza di infezioni aggiuntive, associate alla mononucleosi. In questi ultimi casi, la scelta del medico può cadere anche sull’uso del cortisone. 

Prevenire le infezioni

Garantirsi l’immunità totale rispetto alle infezioni non è possibile. Tuttavia si può fare molto per allontanare il più possibile il rischio di contrarre una malattia infettiva e/o di sviluppare infiammazioni. Per fare in modo che il sistema immunitario sia sempre al massimo della sua efficienza, è importante curare l’alimentazione e tenersi sempre in attività, ovvero praticare un’attività fisica moderata regolarmente (per esempio 30 minuti al giorno per 5/6 giorni su sette).

Il ruolo del composto AHCC®

Gli integratori alimentari possono fornire un aiuto importante, andando a supportare le funzioni tipiche del sistema immunitario. Il composto naturale AHCC®, oltre a sostenere il sistema immunitario (e a contenere gli effetti della chemioterapia, nei pazienti oncologici), migliora la resistenza alle infezioni e aiuta l’organismo a contrastare i virus. Grazie al suo peso molecolare bassissimo viene assorbito facilmente ed è immediatamente attivo.   

Fonti: GSD Foundation; Ansa; Humanitas; Ministero della Salute.



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