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Il nostro organismo basa il suo funzionamento sulla comunicazione tra le tantissime cellule che lo compongono, che garantiscono la nostra sopravvivenza.

Ogni nostra attività, anche involontaria, è frutto della comunicazione tra le cellule che compongono i diversi organi ed apparati.

Dagli ormoni, secreti da alcune ghiandole specifiche che modificano, stimolando o inibiscono il metabolismo delle altre cellule, a sostanze che possiamo assumere dall’esterno, e che hanno la funzione di modificare specifici aspetti metabolici delle cellule e di cui i farmaci sono tra le più importanti.

 Tra le molecole con funzione di messaggio che sono in grado di modificare la risposta di altre cellule ci sono le citochine.

 Hanno una natura proteica e svolgono attività locale, anche se in alcune situazioni il messaggio che trasportano può essere veicolato in tutto l’organismo.

Le citochine hanno tantissime funzioni diverse tra loro, tra le più importanti troviamo quelle che coordinano l’infiammazione: sistema immunitario produce molte interleuchine, con effetti diversi sulle cellule bersaglio.

 Poter modificare la secrezione di queste molecole è fondamentale per poter modulare un processo patologico.

 In questo articolo cercheremo di capire l’influenza di AHCC sulle citochine e come è possibile sfruttarlo per supportare l’organismo malato.

 Le citochine immunitarie

Concentriamo l’attenzione sulle citochine più importanti nelle patologie infiammatorie, sebbene ne esistano altre come l’eritropoietina prodotta dai reni che non interferiscono con questo tipo di patologia.

Le citochine prodotte dal sistema immunitario vengono chiamate anche linfochine, o interleuchine.

 Possono essere distinte, in base alla loro struttura, in tre forme:

  • citochine che appartengono alla famiglia del Tumor Necrosis Factor, che ha la funzione di stimolare il processo infiammatorio;
  • chemiochine, importanti soprattutto nel controllo del virus dell’HIV;
  • interleuchine propriamente dette, un grande insieme comprendente tante funzioni differenziate.

 Le interleuchine proinfiammatorie sono prodotte generalmente dalle cellule del sistema immunitario, e possono avere come bersaglio sia altre cellule del sistema immunitario stesso (la funzione è essenzialmente quella di richiamare nel sito di infiammazione altre cellule del sistema immunitario), sia cellule che non ne fanno parte, come l’Interleuchina 1 che stimola la secrezione della proteina C reattiva da parte del fegato.

 Le interleuchine non possono essere inquadrate come “positive” o “negative”, perché alcune modulano certe popolazioni cellulari in un senso, alcune le modulano nel senso opposto; per questo motivo, quando questi messaggeri vengono inseriti per via sintetica all’interno dell’organismo in presenza di specifiche patologie, vengono immesse solamente nelle formulazioni che permettono di supportare l’organismo malato.

Perché se in alcune situazioni l’infiammazione è indesiderabile e viene messa a bada, in altre deve essere stimolata per specifiche popolazioni cellulari.

 È il motivo per cui, prima di iniziare una terapia con le citochine, ma anche più semplicemente prima di iniziare una terapia con modulatori delle citochine, il consulto del medico è essenziale per evitare di conseguenze negative sulle terapie in atto.

 Il ruolo di AHCC nella modulazione delle citochine La letteratura scientifica ha indagato il ruolo di AHCC, alfa glucano di origine fungina, nella modulazione delle citochine prodotte dall’organismo.

L’attenzione si è concentrata soprattutto sul Tumor Necrosis Factor Beta, e sull’Interleuchina 1 e 12, che condividono la capacità di stimolare le famiglie dei Linfociti T citotossici.

Gli studi sono stati eseguiti in modo specifico su queste interleuchine perché i Linfociti T che esse stimolano sono i principali responsabili del controllo delle neoplasie all’interno dell’organismo.

Secondo lo studio condotto dal dr.Katsuaki Uno in 39 pazienti oncologici che sono stati trattati con AHCC, rispetto al gruppo di controllo che non lo aveva assunto, i livelli delle interleuchine sono aumentati del 90%.

Questo ha portato ad una crescita conseguente anche della popolazione dei linfociti T che contrasta la neoplasia, probabilmente come conseguenza dell’aumento delle citochine.

Uno studio simile è stato effettuato anche su un gruppo di 50 persone sane, andando a misurare indirettamente l’effetto sulle citochine, ovvero il rapporto tra i Linfociti B CD4 e CD8, che varia in base alle patologie.

In questo caso i linfociti CD4+ sono aumentati a scapito dell’altra famiglia presa in esame.

Considerando che la quantità di linfociti circolanti modula la quantità di citochine che queste stesse cellule producono, il risultato è una modulazione della produzione delle citochine stesse, quella che viene definita in gergo clinico immunomodulazione.

Altri studi hanno valutato la risposta dei Linfociti NK, che producono altre citochine; in questo caso è stata valutata la risposta alla vaccinazione contro il virus dell’influenza, mostrando come la reazione immunitaria sia più forte in caso di assunzione di questa molecola.

Purtroppo questi studi non riescono ad oggi a fare ancora una chiarezza certa sulla modulazione che AHCC è in grado di mettere in atto su tutte le citochine.

In alcune malattie come quelle neoplastiche, la funzione benefica sembra essere più documentata, e per questo vale la pena di approfondire, insieme al proprio medico e basandosi sulla letteratura disponibile, l’utilità dell’immunomodulazione in presenza di specifiche patologie



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