La West Nile Fever è una patologia che ha origine virale. A provocarla è infatti il West Nile Virus (della famiglia Flaviviridae), scoperto per la prima volta negli anni Trenta, in Africa (precisamente in Uganda).
L’agente patogeno ha trovato diffusione anche negli altri continenti.
La notizia del primo caso (per l’anno 2022) individuato in Italia, qualche giorno fa, ha creato grande allarme nell’opinione pubblica. Cerchiamo quindi di fare chiarezza su una patologia che nella maggior parte dei casi si risolve spontaneamente.
Il virus è sicuramente presente in diverse aree dell’Emilia-Romagna, in Sardegna, in Veneto, in Lombardia e in altre zone della pianura padana, dove è endemico. In Europa, per il momento, non sono stati individuati altri casi umani di West Nile Fever (i dati sono aggiornati al 6 luglio 2022).
I portatori della malattia sono per lo più zanzare e uccelli selvatici; le prime raramente possono trasmettere il virus agli uomini, attraverso le punture. Esistono altre tipologie di contagio (trasfusioni di sangue e trapianti di organi, per esempio), ma sono molto più remote.
Gli esseri umani infettati non possono a loro volta contagiare altre persone, né zanzare. Possono invece essere colpiti da West Nile Fever altri mammiferi e animali come i cavalli, i gatti e i cani (questi ultimi molto raramente).
In genere, le persone contagiate non manifestano sintomi. In ogni caso, nei soggetti colpiti possono comparire i seguenti sintomi:
Ogni organismo reagisce diversamente al contatto con il virus, a seconda anche dell’età della persona contagiata. I bambini manifestano una minore variazione della temperatura corporea rispetto agli adulti. I giovani possono presentare sintomi anche a carico degli occhi (arrossamenti) e dolori muscolari. Il contagio può essere particolarmente rischioso, nel caso in cui riguardi persone anziane o fragili.
Le forme più preoccupanti di questa malattia riguardano comunque una percentuale piuttosto ridotta di persone (meno dell’1% dei contagiati).
In questi rari casi la sintomatologia può comprendere, oltre ai segni già evidenziati, i seguenti elementi
Nel momento in cui si viene punti da una zanzara infetta, inizia il periodo di incubazione della malattia. Esso può avere una durata variabile, da 2 a 14 giorni (in casi particolari, cioè di persone con sistema immunitario indebolito, può raggiungere anche i 21 giorni).
La diagnosi viene effettuata attraverso test di laboratorio su siero o fluido cerebrospinale. Non sono disponibili cure specifiche. In genere la patologia si risolve spontaneamente nell’arco di qualche giorno.
Nei casi più seri, si impone il ricovero ospedaliero. Nelle strutture sanitarie il paziente viene costantemente monitorato, mentre gli viene somministrata una terapia di supporto.
Non esistono vaccini per questa patologia. La prevenzione si fa proteggendo la pelle dalle punture delle zanzare. Ecco qualche consiglio utile, soprattutto in estate e nelle zone particolarmente umide
Assumere prodotti nutraceutici può aiutare a difendersi dai virus, potenziando l’attività del sistema immunitario.
L’AHCC®, in particolare, è stato oggetto di numerosi studi preclinici e clinici e la sua efficacia è stata provata anche nei casi di West Nile Virus, oltre che di alcuni virus dell’epatite e di quelli classici influenzali.