Il 30 aprile cade l’ultimo degli obblighi relativi alla prevenzione del contagio da Covid-19. La mascherina non sarà più obbligatoria neanche negli ospedali e nelle altre strutture sanitarie. È una buona notizia, un indicatore importante rispetto all’andamento della pandemia, nel nostro Paese. Tuttavia, il provvedimento non deve significare l’abbandono di qualsiasi tipo di cautela. Come ha dichiarato il virologo Fabrizio Pregliasco, dovrà rimanere un'indicazione per l'utilizzo in particolari situazioni: reparti di Pneumologia, ad esempio, o strutture che assistono pazienti molto fragili, magari con problematiche tumorali.
Ricordiamo che il virus è tutt’altro che scomparso. Siamo noi che abbiamo imparato ad affrontarlo, anche grazie alle misure di prevenzione, vaccini compresi. In futuro, potrebbe essere necessario tornare a indossare i dispositivi di protezione individuale, non soltanto in ospedale, fanno notare i virologi. È una eventualità che nessuno si augura possa realizzarsi, ma nascondere la possibilità che ciò avvenga non è corretto e non aiuta nessuno. Al contrario, sapere che in futuro l’umanità potrebbe trovarsi di fronte a nuove sfide pandemiche potrà aiutare le comunità civili e scientifiche a non farsi cogliere ancora una volta impreparate.
Fatta questa dovuta premessa, c’è un’altra potenziale buona notizia che riguarda la Covid. A pubblicarla è la rivista Pathogens che fa capo a MDPI, editore di riviste scientifiche ad accesso aperto. Sono attualmente quasi quattrocento le riviste ad accesso aperto pubblicate dalla casa fondata da Shu-Kun Lin. Inizialmente un archivio di campioni clinici; oggi una prolifica fonte di informazione per tutti.
Lo studio, pubblicato lo scorso 3 aprile, riguarda gli effetti del composto AHCC® su due modelli murini (topi) cui è stato inoculato il virus Sars-CoV-2. Lo studio ha dimostrato che la molecola ottenuta con un processo sofisticato, a partire dal fungo Lentinula edodes o Shiitake, migliora la resistenza all’infezione, promuovendo la risposta immunitaria innata e adattiva delle cellule T.
L’articolo che contiene i risultati della ricerca si intitola Oral Supplementation with AHCC®, A Standardized Extract of Cultured Lentinula edodes Mycelia, Enhances Host Resistance against SARS-CoV-2 Infection.È consultabile da chiunque desideri approfondire l’argomento, attraverso MDPI, in particolare su Pathogens.
La malattia, si legge nell’abstract dell’articolo, ha avuto un notevole impatto sulla vita delle persone, in ogni parte del mondo. La comunità scientifica ha messo a punto, con una velocità inedita nella storia dell’uomo, diversi farmaci antivirali per contrastare la nuova patologia. È nato un vaccino, anzi abbiamo più di una tipologia di vaccini. E oggi possiamo dire di essere in quella fase in cui si raccolgono i risultati di quell’enorme sforzo collettivo.
Quanto agli integratori naturali, i prodotti della nutraceutica (come sottolinea l’articolo) possono essere considerati utili nella prevenzione della Covid-19, così come nel trattamento dei sintomi e delle complicanze eventuali.
Si tratta di un composto contenente l’estratto coltivato di un fungo commestibile: il Lentinula edodes o Shiitake (per i giapponesi). Tale vegetale appartiene alla famiglia di funghi Basidiomycete. Il prodotto, frutto della ricerca nutraceutica, è l’unico estratto di fungo al mondo a base di α-glucano, caratterizzato da un peso molecolare bassissimo. Una caratteristica che lo rende velocemente assimilabile.
I ricercatori hanno valutato gli effetti della somministrazione per via orale dell’AHCC® su due modelli murini infettati con Sars-CoV-2. A quanto pare, la somministrazione ha attenuato l’infiammazione polmonare e provocato la diminuzione della carica virale.
Il trattamento con il composto vegetale avrebbe anche ridotto la letalità indotta dal virus nei modelli oggetto della ricerca. L’AHCC sembra aver incrementato la presenza di cellule T nella milza e nei polmoni dei topolini, sia prima sia in una fase successiva all’infezione.
Ha promosso, inoltre, risposte sistemiche delle cellule T Helper, in entrambi i modelli. Gli organismi esaminati sono riusciti a produrre buone quantità di anticorpi. È aumentata la resistenza alla Covid in forma lieve e severa, principalmente attraverso la promozione delle risposte immunitarie innate e adattive delle cellule T, nei topi.
I linfociti CD4 o T Helper corrispondono a una tipologia di globuli bianchi e fanno parte delle cellule classificate con la lettera T. Si tratta dei ‘soldati’ del nostro sistema immunitario, poiché difendono l’organismo dalle minacce di qualsiasi tipo. Generano una risposta specifica, cioè mirata rispetto ad ogni particolare agente patogeno con il quale l’organismo entri in contatto. Ogni antigene viene combattuto con strumenti adatti, grazie ai linfociti T Helper. Sono antigeni i virus, i batteri, le cellule tumorali, etc. Le vie attraverso le quali i linfociti T helper viaggiano attraverso tutto il corpo sono il sangue e il sistema linfatico.
Esistono 3 tipi principali di cellule T (si sviluppano dalle cellule staminali del midollo osseo che migrano nel timo, dove vengono sottoposte a una rigorosa selezione):
AHCC® è stato sottoposto a numerosi test clinici e in vitro, su esseri umani e cavie, da oltre trenta Università e Istituti di Ricerca. Oltre settecento ospedali nel mondo hanno confermato la sua non tossicità e sicurezza. In particolare, la genotossicità è stata provata da test di mutazione inversa e test di micronucleosi; la tossicità orale di singole dosi e tossicità orale di dosi ripetute a 90 giorni sono state esaminate su roditori e un test clinico di fase I è stato condotto in soggetti sani. È un integratore adatto anche a chi segue una dieta vegetariana o vegana.
Fonti: AdnKronos Salute; Pathogens; ISS; Fondazione Humanitas.