L’infiammazione è il principale meccanismo di difesa del nostro organismo nei confronti dell’azione dannosa di agenti esterni.
Si tratta quindi di un meccanismo certamente positivo che, a lato pratico, apporta più sangue alla zona danneggiata consentendo la distruzione dei patogeni e favorendo la riparazione della maggior parte dei tessuti coinvolti dal danno.
Per guarire ad esempio da una ferita, è fondamentale che si verifichi il processo infiammatorio.
Tuttavia nei casi in cui l’infiammazione si cronicizza, questo meccanismo diventa inutile, perché non porta ad una risoluzione della problematica oppure perché sta ad indicare un processo autodistruttivo del sistema immunitario che attacca le strutture proprie dell’organismo, come accade nelle malattie autoimmuni.
La medicina tratta le infiammazioni croniche con delle terapie antinfiammatorie a lungo termine.
Purtroppo, però, gli antinfiammatori di sintesi, specie quelli steroidei come il cortisone, hanno pesanti effetti collaterali, se assunti per lunghi periodi, e ciò porta a prendere in considerazione l’esistenza di antinfiammatori naturali, che possano agire in egual modo sull’infiammazione presente.
Gli omega 3 sono acidi grassi che si trovano principalmente nel pesce e nelle alghe.
Sono i precursori di molecole antinfiammatorie, che entrano nel ciclo dell’infiammazione riducendone la portata. Per lungo tempo ad essi sono state associate proprietà cardioprotettrici ma gli studi più recenti sembrano smentire queste ipotesi.
La dose da assumere varia in base alla patologia e alla sua localizzazione.
Per esempio, ridurre l’infiammazione all’intestino richiede una dose più bassa rispetto a quella necessaria per ridurre un’infiammazione articolare.
Gli omega 3, che entrano direttamente nella cascata infiammatoria, rispetto ai medicinali agiscono ad un altro livello, ma hanno la stessa funzione e possono quindi essere considerati degli antinfiammatori a tutti gli effetti.
L’arnica montana è una pianta che si può trovare anche in Italia, nella zona delle Alpi.
Contiene un principio attivo, chiamato arnicina, che entra nella catena antinfiammatoria e riduce la reazione flogistica.
Essa non può essere ingerita a causa delle molecole tossiche di cui è composta, pertanto il suo utilizzo è solo topico, che permette il solo assorbimento dell’arnicina.
E’ consigliata nei dolori articolari e nelle infiammazioni cutenee, oltre che per il trattamento delle ferite.
L’AHCC non è una molecola antinfiammatoria ma, a causa del suo particolare meccanismo d’azione, ha comunque la capacità di ridurre le infiammazioni dell’organismo.
Questa molecola è infatti in grado di nutrire le cellule del sistema immunitario, rendendole più competenti in presenza di infezioni di natura batterica e virale.
Il sistema immunitario così stimolato riesce ad eliminare in un tempo più breve la minaccia, evitando la cronicizzazione di un’infiammazione che esordisce in forma acuta.
Inoltre, l’AHCC stimola le cellule immunitarie aspecifiche rispetto a quelle specifiche che, generalmente, sono quelle coinvolte nei processi infiammatori cronici, in cui si rende necessaria l’assunzione di farmaci antinfiammatori.
Stimolando l’immunità aspecifica, si ottiene una riduzione della reazione flogistica, con conseguente diminuzione dell’infiammazione.
Per questo AHCC, pur non essendo di per sé una molecola antinfiammatoria, cioè che entra nel ciclo dell’infiammazione, ha un ruolo nella riduzione delle flogosi, specialmente nel caso di alcune specifiche patologie tipo cronico e, particolarmente, a carattere autoimmunitario.
La camomilla è uno dei “rimedi della nonna” con proprietà antinfiammatorie più diffusi nella cultura popolare.
Non tutte le camomille sono uguali, perché possono appartenere a specie diverse ma anche a generi diversi, direttamente responsabili della maggiore o minore azione antinfiammatoria della pianta.
I principi attivi si chiamano cumarine, e hanno capacità di ridurre l’infiammazione ma non hanno una resistenza molto alto elevata all’interno dell’organismo.
Per questo si utilizza la camomilla come rimedio antinfiammatorio a livello locale per gli occhi, oppure come infuso per risolvere le infiammazioni connesse all’apparato digerente.
Le cumarine, se respirate, possono essere utili per l’apparato respiratorio.
A patologie diverse corrispondono camomille diverse, perché oltre alle cumarine può essere utile l’azione di altre sostanze come polifenoli e flavonoidi.
Altro rimedio molto diffuso per il contrasto all’infiammazione è l’aloe, che contiene particolari glicoproteine come l’aloctina A, in grado di inibire le reazioni infiammatorie.
In particolare, è in grado di limitare la produzione di prostaglandine, mediatori dell’infiammazione, e la produzione di istamina, molecola prodotta alla fine della catena infiammatoria.
E’ quindi un antinfiammatorio molto efficace, in grado di agire a diversi livelli della catena infiammatoria.
Anche in questo caso si tratta di un rimedio efficace ma solo nell’applicazione topica, perché le glicoproteine vengono per lo più distrutte dallo stomaco durante la digestione, quindi gli effetti sistemici dopo l’ingestione vengono molto limitati.