Una delle patologie più diffuse in età geriatrica, specie tra le donne, è la polimialgia reumatica, una patologia muscolare molto difficile da trattare con le terapie tradizionali, in particolare nei casi diagnosticati tardivamente.
Poiché si tratta di una malattia dolorosa, spesso debilitante e soprattutto dalla lunghissima durata, la ricerca scientifica sta studiando gli effetti di alcune terapie naturali sul contenimento dei sintomi più invalidanti della polimilagia reumatica, allo scopo di evitare, per quanto possibile, il ricorso ai farmaci antinfiammatori e ai corticosteroidi, attualmente gli unici rimedi farmacologici esistenti.
Se assunti per lungo termine, i farmaci possono generare effetti collaterali da non sottovalutare.
E’ importante che il piano terapeutico dei pazienti affetti da questa patologia sia mirato alla riduzione della sintomatologia ma non vada, allo stesso tempo, ad aggravare altre condizioni patologiche spesso presenti nei soggetti anziani.
Una delle molecole naturali più efficaci nella terapia della polimialgia reumatica è l'AHCC, che si estrae dal fungo Lentinula edodes, conosciuto come fungo Shiitake.
Gli studi scientifici sull'AHCC applicato alla polimilagia reumatica non sono stati eseguiti direttamente per questa patologia, ma hanno preso in esame malattie infiammatorie simili ad essa, in cui una modulazione del sistema immunitario ha generato diversi benefici, tra cui la riduzione dell’infiammazione e, di conseguenza, dei sintomi dolorosi.
Cos’è la polimialgia reumatica
La polimialgia reumatica è essenzialmente un processo infiammatorio muscolare che colpisce diverse parti del corpo e si caratterizza per elevato dolore e rigidità muscolare specialmente alle spalle e al collo, oltre che alle anche.
Questi dolori impediscono al soggetto di compiere anche i movimenti più semplici come alzarsi, mettersi seduto e vestirsi (una delle cose più complesse in assoluto).
L’infiammazione, con il tempo, tende a peggiorare, soprattutto perché il paziente tende a sforzare i muscoli, già doloranti.
Per evitare l’aggravarsi della sintomatologia, sarebbe quindi opportuno iniziare la terapia antinfiammatoria il prima possibile.
La polimialgia reumatica ha un decorso lento, e i suoi sintomi spesso vengono scambiati dall'anziano stesso per problemi legati all’età, tardando la diagnosi.
Questo ritardo nel rivolgersi al medico fa peggiorare la sintomatologia, portando all’assunzione di maggiori quantità di medicinali e per un periodo più lungo.
Al momento le cause scatenanti la malattia non sono note, anche se sono state formulate principalmente due ipotesi: la prima è di tipo genetico, secondo la quela la patologia si presenterebbe più di frequente in soggetti di origine scandinava o che hanno degli ascendenti provenienti da tali paesi, e sarebbe una condizione non modificabile, la seconda invece è di tipo ambientale.
Sembra infatti che spesso la patologia compaia dopo un’infezione batterica o virale, tuttavia, ad oggi, non è possibile legare la polimilagia ad un agente infettivo ben preciso, per questo si rimane nell'ambito delle ipotesi.
Come funziona AHCC nella polimialgia reumatica
La scelta di molti medici di utilizzare l'AHCC come coadiuvante nella terapia della polimialgia prende spunto dai risultati scientifici che hanno dimostrato come altre patologie infiammatorie abbiano tratto beneficio dall'assunzione di questa molecola fungina.
Attraverso una modulazione del sistema immunitario, l'AHCC è in grado di ridurre infiammazioni di vario tipo e lesioni a carico del fegato, delle articolazioni e dei muscoli.
L'AHCC permette quindi di lenire l’infiammazione e i dolori legati alla patologia.
Solitamente, nella prima fase della terapia, sono comunque necessari i corticosteroidi, soprattutto perché l'AHCC ha un’azione lenta, indiretta e apprezzabile solo a lungo termine, mentre il farmaco agisce nel giro di poche ore.
Gli steroidi fanno diminuire l’infiammazione ma non possono essere assunti per un lungo periodo, infatti generalmente la terapia viene sospesa nel giro di alcune settimane, non appena il dolore si è abbassato fino ad essere considerato tollerabile dal paziente.
Da questo momento in avanti la terapia prosegue con gli antinfiammatori non steroidei, per lenire i dolori ancora presenti.
I FANS, farmaci antinfiammatori non steroidei, comunemente detti farmaci da banco, provocano assuefazione, quindi con il tempo la loro efficacia cala.
In associazione ai FANS, si utilizzano altri farmaci come i bloccanti del TNF, un importante mediatore dell’infiammazione.
La modulazione del sistema immunitario con l'AHCC inizia solitamente insieme alla terapia cortisonica, e quando quest'ultima termina, lo stato di salute del paziente è tale da rendere necessario solo uno sporadico ricorso ad altri farmaci, o solo in situazioni particolari.
Nel lungo periodo il paziente può assumere meno farmaci, continuando a beneficiare dell’effetto antinfiammatorio che, altrimenti con il tempo svanirebbe.
L’assunzione di AHCC non va assolutamente interrotta, al contrario, deve continuare nel tempo.
L’assenza di effetti collaterali sicuramente aiuta moltissimo e consente di assumere l’integratore in tutta tranquillità per il tempo necessario.