La colite linfocitica è una patologia, appartenente alla classe delle coliti microscopiche, causata dall’accumulo di linfociti all’interno della mucosa del colon, con conseguente infiammazione.
Si tratta di una malattia infiammatoria intestinale cronica che causa sintomi come:
A volte i soggetti affetti soffrono di diarrea acquosa per mesi, prima di ottenere una diagnosi; i sintomi possono anche essere intermittenti, con fasi di latenza e di recrudescenza.
Dal punto di vista clinico, la colite linfocitica non è diagnosticabile tramite colonscopia ma solo attraverso una biopsia, che rivela l’infiltrato linfocitico nel rivestimento del colon (nell’epitelio o sotto la mucosa).
Le coliti microscopiche, tra cui la linfocitica, colpiscono prevalentemente giovani donne e sono associate a malattie autoimmuni come:
Non si conoscono i fattori per cui i linfociti infiltrano la mucosa del colon, ma fattori di rischio per la colite linfocitica sono l’assunzione continuativa di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) e di inibitori della pompa che, è stato dimostrato, alterano il microbioma del soggetto predisponendo alla patologia.
La colite microscopica non è una malattia rara e rappresenta il 13% delle diagnosi di diarrea acquosa.
Il trattamento della colite linfocitica non è standard e non esistono studi sufficientemente ampi; solitamente bisogna:
Data l’assenza di una cura definitiva e riconosciuta per la colite linfocitica, sono stati proposti diversi rimedi naturali, coadiuvanti delle terapie farmacologiche, allo scopo di modulare il sistema immunitario, ridurre l’infiltrazione della mucosa da parte dei linfociti ed ottenere un sollievo dai sintomi infiammatori.
Tra i diversi studi reperibili in letteratura particolarmente interessante è quello su AHCC (Active Hexose Correlated Compound), un estratto fungino arricchito in oligosaccaridi estratto dal fungo shiitake ed utilizzato come integratore umano con vari scopi.
Le proprietà regolatorie di AHCC sul sistema immunitario (in particolare in senso antinfiammatorio) sono numerose e provate da diverse ricerche e vanno dalla:
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Lo studio ha testato l’attività di AHCC in un modello murino affetto da una malattia infiammatoria cronica intestinale del tutto simile a quella umana, caratterizzata da un infiltrato linfocitario a livello del colon.
Ad un gruppo animale è stato somministrato AHCC (75 mg/giorno) mediante sonda gastrica, mentre altri due gruppi animali sono stati utilizzati come controllo sano e come controllo malato ma non trattato con AHCC.
Gli esami successivi hanno rivelato come AHCC abbia migliorato l’infiammazione e la colite: due marcatori di infiammazione erano significativamente minori, in particolare la mieloperossidasi era diminuita del 24% e la fosfatasi alcalica nel 21%.
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La fosfatasi alcalina è un sensibile marker di infiammazione intestinale e risulta aumentata sia come risultato dell’infiltrazione linfocitaria, sia per la maggiore attività degli enzimi epiteliali provocata da uno stress cellulare.
La somministrazione di AHCC ha ridotto l’attività della fosfatasi alcalina e ancora una volta testimonia l’effetto antinfiammatorio di AHCC.
Altri geni pro infiammatori testati, come TNF alfa e IL 1beta, sono stati down regolati ed è risultata normalizzata anche la produzione di citochine (IL 6, IL 7 ed IL 10).
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AHCC ha abbassato le concentrazioni di TNF alfa nei topi affetti da colite: l’importanza di questa citochina nella colite linfocitaria è illustrata dal fatto che gli anticorpi anti TNF sono un’alternativa terapeutica per questa malattia.
Inoltre, la riduzione che AHCC ha indotto sulle citochine è paragonabile a quella provocata dalla sulfasalazina, un antinfiammatorio con attività intestinale.
Infine, anche proteine appartenenti alla via di segnalazione infiammatoria NFkB sono risultate meno attive (STAT4 e IkB).
Questi dati, ottenuto in un modello animale di infiammazione cronica intestinale guidato da linfociti T, hanno convalidato l’utilità di AHCC nella colite linfocitica umana.
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Mentre gli effetti biologici di AHCC sono stati attestati in una varietà di studi in vitro, in vivo ed in trial clinici, i meccanismi biologici responsabili degli effetti sono ancora in fase di caratterizzazione.
Si ritiene che i polisaccaridi presenti in AHCC, principalmente alfa glucani e beta glucani ma anche amminoacidi e minerali, siano in grado di legarsi ai recettori presenti sui linfociti T (tra cui TLR4) provocando la secrezione di citochine e causando la formazione di una barriera mucosa protettiva; è possibile che anche TLR2 ed altri recettori vengano legati da AHCC, che quindi sarebbe responsabile di attività immunomodulatorie attraverso meccanismi complessi e ancora non del tutto chiari.
Alcuni studi effettuati in modelli di malattia infiammatoria intestinale evidenziano che AHCC agisce in modo benefico sulla flora intestinale in modelli murini, in particolare favorendo la crescita della flora normale; tuttavia i modelli animali di malattie infiammatorie non sono strettamente linfocitici come la malattia umana, quindi sono solo parzialmente utili a comprendere l’azione di AHCC.
L’attività antinfiammatoria di AHCC è dovuta all’azione inibente dei polisaccaridi sul fattore nucleare NFkB e su molecole coinvolte nella trascrizione di geni proinfiammatori.
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Attualmente AHCC è utilizzato come integratore alimentare e coadiuvante nella gestione di:
grazie alle sue proprietà antinfiammatorie ed immunomodulanti; non presenta effetti collaterali ed è ottimamente tollerato anche in pazienti sottoposti a chemioterapia.
Se somministrato come coadiuvante nelle coliti linfocitiche AHCC può agire in sinergia con i farmaci, rappresentando una preziosa aggiunta ai trattamenti tradizionali.