Tra le malattie della cute, dell’epidermide e delle mucose una delle più rare ma devastanti è il pemfigo o pemfigoide, una patologia cronica ad eziologia autoimmune che racchiude diverse forme cliniche.
Con il termine pemfigo infatti si identifica una classe molto ampia di manifestazioni cutanee caratterizzate dalla formazione di vesciche e bolle sulla cute, sia spontaneamente sia in conseguenza di uno sfregamento (provocato, permette un rapido indirizzamento diagnostico).
La malattia è causata da un difetto dei meccanismi di adesione cellulare dell’epidermide (in particolare di strutture dette desmosomi), che indeboliscono il collegamento tra l’epidermide e gli strati sottostanti.
Il pemfigo può colpire sia la cute che le mucose: in alcune forme sono coinvolte le cavità nasali, la faringe, la laringe, la bocca e la regione genitale.
Clinicamente, nei pazienti affetti dalla forma di pemfigo detto “bolloso” avviene fisicamente il distacco dello strato epidermico dal derma sottostante a livello della lamina lucida: il distacco causa la formazione di un’eruzione bollosa costituita da bolle di diametro variabile, da pochi millimetri a diversi centimetri, isolate o confluenti, fragili e contenenti un liquido sieroso o siero ematico.
Le bolle possono persistere qualche giorno per poi rompersi (spontaneamente o dopo sollecitazione, essendo fragili) e causare erosione cutanea e croste emorragiche, che coinvolgono ampie porzioni di cute e quindi sono ad elevato rischio di infezione.
Oltre alla forma bollosa, esistono altre varianti più o meno severe ma che comunque colpiscono pesantemente la qualità della vita.
Il pemfigo è una malattia cronica dalla prognosi non buona: la mortalità dei soggetti colpiti è di 2 6 volte più elevata rispetto ai soggetti sani ed è dovuta ad infezioni, embolia polmonare, alte dosi di corticosteroidi e patologie concomitanti.
Il pemfigo è causato da una reazione autoimmune e la terapia consiste sostanzialmente nel controllo del sistema immunitario impiegando corticosteroidi ed immunosoppressori.
Studiando le lesioni dei pazienti affetti da pemfigo è stato osservato un abbondante infiltrato cellulare infiammatorio costituito da autoanticorpi, linfociti B e T autoreattivi, neutrofili, eosinofili e macrofagi.
Le cellule rilevate possono variare a seconda del quadro clinico e della forma di pemfigo, ma gli studi effettuati hanno rilevato chiaramente la presenza di anticorpi e linfociti autoreattivi, in grado di attaccare e distruggere la giunzione tra epitelio e derma; l’indebolimento della giunzione porta al distacco dell’epidermide dallo strato sottostante anche dopo un lieve sfregamento o addirittura senza alcun contatto.
Gli anticorpi (immunità umorale) hanno probabilmente un ruolo patogenetico nell’insorgenza del pemfigo, le cui cause sono sia genetiche che ambientali.
Alcuni studi hanno dimostrato che le immunoglobuline IgG attaccano i desmosomi e le laminine (proteine che garantiscono l’integrità strutturale della giunzione epidermide derma).
Anche l’immunità cellulare mediata dai linfociti T CD4+ è risultata essere coinvolta, mentre sono in corso ricerche su un eventuale meccanismo di mimetismo antigenico.
Gli esami citologici hanno mostrato che le lesioni cutanee causate dalla formazione delle bolle e dell’eritema sono accompagnati da un infiltrato infiammatorio costituito prevalentemente da eosinofili (granulociti che si attivano nelle reazioni allergiche ed autoimmuni) e linfociti T, accompagnati da anticorpi autoreattivi.
Il significato patogenetico dellepemfigo regolatorie individuate nelle lesioni pemfigoidi è stato studiato in alcune ricerche che hanno mostrato un marcato aumento dei linfociti T CD4+ e CD8+, che decresceva dopo la somministrazione della terapia.
La produzione di citochine da parte delle cellule immunitarie ha un ruolo importante sia nello scatenare la risposta infiammatoria, sia nel mantenere attivi i processi flogistici e di richiamo di ulteriori cellule immuni.
Nel sito delle lesioni da pemfigo è stata dimostrata la produzione di IL 17, un mediatore proinfiammatorio, da parte dei neutrofili appartenenti all’immunità innata; la produzione di tale citochina è diminuita rapidamente con la terapia.
È stato inoltre provato che l’attivazione dei granulociti neutrofili è in grado di degradare la matrice extracellulare, amplificando ulteriormente l’infiammazione ed estendendo la portata e la gravità della malattia.
Il pemfigo è quindi da considerarsi una malattia cronica autoimmune caratterizzata da un essudato infiammatorio e cellulare ricco di fattori e mediatori biochimici in grado di aumentare i processi flogistici già in atto.
La terapia a base di immunosoppressori ed antinfiammatori è in grado di risolvere solo i sintomi, senza curarne le cause, ed è gravata da effetti collaterali pesanti.
In alcuni centri, alle terapie classiche sono stati aggiunti dei coadiuvanti, in particolare integratori immunostimolanti ed immunomodulanti, che si ritiene siano in grado di contrastare gli effetti collaterali delle terapie ed inibire in un certo grado l’infiammazione.
Uno degli integratori più ad ampio spettro è AHCC, un estratto vegetale derivato dal fungo Lentinula edodes, che contiene beta glucani ed alfa glucani a basso peso molecolare ed elevato assorbimento.
In alcuni studi, AHCC ha migliorato l’equilibrio tra risposta immunitaria innata ed acquisita, ha attivato le cellule responsabili della sorveglianza immunitaria ed inibisce gli effetti di alcune proteine dannose prodotte nei processi infiammatori.
Inoltre, AHCC stimola la risposta immunitaria in modo mirato, contrastando i meccanismi autoreattivi a favore di un equilibrio tra le diverse componenti immunitarie.
In Italia si assiste ancora ad un generale scetticismo nei confronti dei preparati naturali, ma in alcuni Paesi (tra cui il Giappone, in cui ha origine l’estratto AHCC) sono stati ottenuti numerosi benefici abbinando terapia tradizionale e coadiuvante naturale.
L’immunità e la sua efficienza o, al contrario, il suo deterioramento, sono elementi alla base di moltissime patologie e legano sia i processi di invecchiamento sia molte malattie croniche.
Grazie all’ampia possibilità di applicazione ed al basso costo, sempre più centri di cura e di ricerca concentrano i loro sforzi nella comprensione e nella caratterizzazione dei meccanismi alla base dei benefici degli integratori come AHCC