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La spondilite anchilosante è una patologia cronica, ad eziologia autoimmune, che fa parte del complesso delle patologie reumatiche.

Può colpire persone di tutte le età, ma è più probabile insorga negli individui in età avanzata e, generalmente, risulta essere più diffusa nei maschi, ma più grave nelle donne.

I sintomi sono caratteristici, perché trattandosi di una patologia della colonna vertebrale, il più importante è il mal di schiena costante, dolore particolarmente acuto accompagnato di rigidità, specialmente al mattino, dopo aver riposato.

Si tratta di una malattia rara, di tipo genetico e a trasmissione familiare, mentre la sua patogenesi è autoimmune.

In questo articolo cercheremo di comprenderne il funzionamento e capire come riuscire a convivere al meglio con questa malattia.

Spondilite anchilosante: cos’è e come si mostra La spondilite anchilosante è una patologia di origine genetica, che colpisce, nella maggior parte dei casi, persone con predisposizione familiare, che hanno una specifica mutazione genetica non dannosa.

Il fattore genetico sembra essere il più importante nella predisposizione alla patologia, ma non sembra essere l’unico: il 10% delle persone affette da spondilite anchilosante non presentano segni di mutazione.

Tuttavia non tutti i soggetti che presentano la mutazione sono destinati a sviluppare la malattia, suggerendo che i fattori ambientali influiscono sulla sua patogenesi.

Il sistema immunitario, in questa patologia, ha un ruolo primario: attacca le strutture stesse dell’organismo con particolare riferimento alle articolazioni, quelle della schiena ma non solo.

Il problema si può estendere al tallone, alle dita della mano e dei piedi e, in alcune situazioni anche all’intestino e all’occhio, suggerendo la presenza di strutture antigeniche simili a quelle della schiena che vengono attaccate dal sistema immunitario.

Il sintomo principale è, comunque, il mal di schiena, che viene riferito dalla quasi totalità dei pazienti.

In presenza di dolore persistente a carico della schiena, è quindi molto importante rivolgersi al medico, perché una diagnosi precoce consente di limitare i danni che la patologia può provocare.

La spondilite, infatti, tende a peggiorare nel tempo, è progressiva.

Chi ne soffre ha comunque la possibilità di vivere una vita normale, pur con qualche accorgimento e csotto costante osservazione medica.

Per quanto riguarda il trattamento, non esiste una terapia risolutiva per la spondilite, e questo significa che i farmaci e gli integratori naturali prescritti ai pazienti mirano al controllo dei sintomi, in particolare del dolore.

Dal punto di vista farmacologico, poiché la patologia è causata da un’iperattivazione del sistema immunitario, si consiglia l’assunzione di farmaci immunosoppressori e  antinfiammatori, di solito non steroidei, congiuntamente ad altri medicinali inibitori dei trasmettitori che perpetuano lo stimolo infiammatorio.

Il trattamento farmacologico, comunque, si effettua per lo più al bisogno.

Spondilite anchilosante: vivere meglio si può

Oltre alla terapia farmacologica descritta, i pazienti possono attingere anche ad una serie di trattamenti naturali che non permettono la guarigione ma possono supportare l’azione dei farmaci al fine di controllare meglio il dolore e, per quanto possibile, interrompere o rallentare la progressione della malattia.

Un primo aspetto fondamentale nell’approccio terapeutico alla spondilite è il controllo del peso, che permette di ridurre il dolore alla schiena.

Le persone obese o sovrappeso tendono a vivere in modo peggiore questa patologia perché, oltre all’infiammazione cronica, la schiena deve compiere un lavoro di carico superiore.

Anche l’attività fisica, compresa la fisioterapia nei casi più gravi, è fondamentale, perché consente di muovere le vertebre alleggerendo così l’infiammazione.

Esistono comunque degli esercizi specifici per i malatia di spondiloartrite.

Tutte le abitudini che potrebbero peggiorare lo stato infiammatorio, poi, devono essere interrotte: il fumo, in particolare, è una delle peggiori, ma anche una dieta non equilibrata e ricca di acidi grassi pro infiammatori (come, per esempio, un abuso di fritti e poca assunzione di acqua), tendono ad aggravare la condizione e vanno quindi evitati.

Tra le molecola naturali che si possono assumere sotto forma di integratori alimentari, è indicata l’AHCC, di derivazione fungina, che stimola le cellule infiammatorie aspecifiche del sistema immunitario, a scapito di quelle specifiche, le quali causano la sintomatologia e l’attacco alle proprie strutture.

In questo modo è possibile non solo ridurre l’infiammazione, ma anche garantire una miglior protezione contro i patogeni esterni, ricordando che le malattie infettive (spesso favorite a causa dell’assunzione dei farmaci antinfiammatori) tendono, nel complesso, a peggiorare il quadro clinico.

Attuare tutti questi comportamenti sani e assumere con regolarità un integratore di AHCC a supporto della terapia farmacologica, risulta molto utile per poter continuare a svolgere una vita attiva, convivendo al meglio con una patologia per la quale ancora non vi è una cura specifica e risolutiva



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