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 Una delle situazioni peggiori che il paziente oncologico deve affrontare è la presa di coscienza della possibilità che la malattia di cui è affetto possa rivelarsi mortale.
Sviluppando terapie sempre migliori e cercando di comprendere quali di esse incidano sull’aspettativa di vita del paziente, la medicina ha l’obiettivo di scongiurare e rimandare il più possibile nel tempo l’evento morte.


Purtroppo, però, l’individuazione di terapie efficaci sull’allungamento della vita del paziente richiede molti anni di studio.


Tuttavia la scienza già riconosce ad alcuni farmaci e ad alcune terapie di sostegno come la psicoterapia, la capacità di aumentare l’aspettativa di vita del paziente, tanto che con alcune patologie, in passato ritenute non curabili, ora è possibile condurre una vita pressoché normale.

L’articolo si concentra sull’analisi del rapporto tra una terapia di supporto relativamente recente (sviluppata circa 30 anni fa) basata sull’integrazione di AHCC, molecola di origine fungina che ha la capacità di nutrire e stimolare l’attività e la replicazione di alcune cellule del sistema immunitario che combattono dall’interno il cancro, e l’aumento della vita media del paziente oncologico.

Studi scientifici su AHCC e aumento della vita media del paziente oncologico Il primo studio, effettuato da Matsui et al., è stato condotto su pazienti trattati chirurgicamente dopo una diagnosi di carcinoma epatocellulare. Si tratta di uno studio comparativo molto lungo, protrattosi per nove anni, dal 1992 al 2001.

Dei 269 pazienti presi in esame, a 113 è stato somministrato l'AHCC per via orale. I pazienti sono stati analizzati prendendo sia in considerazione i loro valori epatici (10 valori diversi), sia la loro sopravvivenza a partire dalla data dell’intervento chirurgico. I risultati sono stati molto incoraggianti: sebbene il carcinoma epatocellulare abbia generalmente conseguenze infauste, l’aumento del tempo medio di sopravvivenza del paziente è risultato essere del 63% superiore nei soggetti trattati con la molecola AHCC.

Ciò non significa che i pazienti trattati hanno vissuto il 63% in più degli altri ma che dopo il trattamento, se la sopravvivenza media di un paziente non trattato era, ad esempio, di un anno, quella di un paziente trattato si allungava fino ad 1 anno e 7 mesi.

Il fenomeno osservato ha meno del 5% di possibilità di essere dovuto al caso e per questo gli autori dello studio hanno concluso che l’AHCC riesce effettivamente ad aumentare i tempi di sopravvivenza dei pazienti, almeno di quelli trattati chirurgicamente per questo tipo di neoplasia.

Un secondo studio, effettuato da Cowawintaweewat et al., ha preso in esame un numero minore di pazienti, ma non per questo è meno significativo.
44 pazienti con diagnosi di carcinoma epatico confermata istologicamente sono stati sottoposti alle cure mediche specifiche e a 34 di essi è stato anche somministrato AHCC.


Nonostante la patologia fosse diversa rispetto a quella oggetto del primo studio, i risultati sono stati simili. In questo caso, però, non si è indagato sull’aspettativa di vita perché la neoplasia considerata ha una prognosi migliore rispetto a quella della neoplasia del precedente studio, ma è stata considerata la rapidità del ritorno alla normalità di alcuni parametri ematici dopo l’inizio del trattamento.


Mentre con i trattamenti della medicina tradizionale i parametri AST, ALT, albumina e percentuale di linfociti circolanti considerati, tornano generalmente alla normalità dopo 3 mesi, nei pazienti trattati con AHCC gli stessi si stabilizzano dopo 1 2 mesi di terapia, dando ai pazienti un tempo di recupero significativamente migliore.

Basandosi sulle evidenze scientifiche fornite da questi studi, si può affermare che AHCC dà quindi un valido supporto in termini di allungamento dell’aspettativa di vita nei pazienti oncologici affetti da carcinoma epatico e carcinoma epatocellulare.

Per dare un’interpretazione definitiva sull’efficacia della molecola nel paziente oncologico, in generale sono necessari ulteriori studi focalizzati su altre neoplasie. E’ comunque indubbio che gli studi riportati in questo articolo, in particolare il primo, siano molto importanti per comprendere che esiste una correlazione tra assunzione di AHCC e aumento della sopravvivenza del paziente malato di cancro.

Cowawintaweewat S., S. Manoromana, et al. “Prognostic improvement of patients with advanced liver cancer after active hexose correlated compound (AHCC) treatment.” Asian Pacific Journal of Allergy and Immunology 24, no. 1 (March 2006): 33–45. Matsui Y., J. Uhara, et al. “Improved prognosis of postoperative hepatocellular carcinoma patients when treated with functional foods: a prospective cohort study.” Journal of Hepatology 37, no. 1 (July 2002): 78–86.



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