Uno dei problemi più seri e preoccupanti di oggi, che si stima tenderà ad aggravarsi in futuro, è quello dell’antibiotico resistenza.
Si tratta di un fenomeno legato alla selezione di alcuni ceppi batterici a causa del largo uso che, in particolare negli anni passati, è stato fatto degli antibiotici.
La loro somministrazione, infatti, avveniva in maniera indiscriminata, anche per risolvere sintomatologie banali, come un semplice raffreddore persistente mentre negli animali, l’uso non è stato accorto a causa delle tante malattie infettive legate allo stress.
Anche se oggi le autorità sanitarie cercano di porre un freno a questo uso scellerato degli antibiotici con politiche molto restrittive, il danno è stato fatto e ha portato alla selezione e proliferazione di batteri antibiotico resistenti.
Si tratta di ceppi batterici assolutamente normali, che hanno acquisito per mutazione spontanea l’immunità ad alcune molecole antibiotiche a cui gli altri componenti della specie sono sensibili.
Non hanno particolari capacità rispetto agli altri batteri; tuttavia, l’uso indiscriminato di questi potenti farmaci ha fatto sì che, mentre i batteri non resistenti morivano, quelli più forti resistevano, proliferando.
Il problema grave è che le molecole antibiotiche che abbiamo a disposizione sono relativamente poche e ad oggi siamo, di fatto, senza armi per affrontare questi batteri di nuova generazione.
Uno dei batteri più diffusi e conosciuti è lo Staphylococcus aureus, che si trova normalmente sulla cute e nella gola di tutti noi; generalmente non è patogeno, se non in presenza di una crescita molto pronunciata.
La terapia d’elezione per arrivare alla guarigione è l’assunzione di antibiotici specifici, che non è efficace se il batterio è mutato in MRSA, ovvero Staphylococcus aureus meticillino resistente.
Questo batterio è in grado di resistere all’azione della meticillina e, a parità di meccanismo d’azione, a tutti gli antibiotici beta lattamici, quindi le penicilline e le cefalosporine.
Annulla quindi tantissimi antibiotici che potremmo utilizzare per combatterlo, e così facendo rende molto difficile la terapia; ad oggi, infatti, le possibilità che abbiamo di debellare questo tipo di infezione sono poche, e sono sostanzialmente di due tipi: il controllo del sistema immunitario e l’utilizzo di antibiotici a cui il batterio è sensibile.
Il trattamento di Staphulococcus Aureus
Il trattamento dell’infezione da MRSA può essere fatto seguendo principalmente due vie, completamente diverse tra loro ma complementari.
Vista la gravità del problema, gli antibiotici vengono prescritti unicamente in casi molto gravi, generalmente a pazienti ospedalizzati.
Si preferisce quindi utilizzare la Vancomicina iniettata direttamente in vena, soluzione che tuttavia non è esente da effetti collateriali.
L’utilizzo di AHCC e il potenziamento del sistema immunitario Il potenziamento del sistema immunitario è l’altra via con la quale abbiamo la possibilità di controllare l’infezione e perseguire la strada della guarigione.
Potenziare il sistema immunitario permette infatti di non inserire molecole estranee all’interno dell’organismo, bensì di fare in modo che sia il sistema immunitario ad agire per conto proprio, debellando così l’infezione batterica.
L’AHCC è una sostanza che non ha alcuna attività sul batterio, bensì ha dimostrato in vari studi di poter aumentare l’attività del sistema immunitario.
Gli studi sono stati eseguiti in vari ambiti, ma ce n’è uno in cui questa terapia è stata tentata sul murino, proprio in occasione dell’infezione da MRSA.
I murini infettati con il batterio sperimentalmente, hanno sviluppato la patologia (che sarebbe stata mortale considerando il dosaggio di batterio iniettato), quindi sono stati trattati sia con iniezione di AHCC direttamente nel sangue, sia con un pari dosaggio fornito per ingestione (per via orale).
Rispetto al metodo di somministrazione non sono stati molto diversi mentre hanno mostrato una grande differenza in termini di letalità in confronto al placebo: mentre i topi infetti che non hanno ricevuto l’AHCC sono per lo più deceduti, il tasso di letalità è rimasto basso quando è stato utilizzato l’AHCC nella terapia.
Si tratta di un risultato molto importante, perché di fatto l’estratto fungino ha fatto la differenza tra la vita e la morte di questi animali.
Considerando la mortalità umana (dati del 2005) di 18.000 persone su circa 95.000 infetti (circa il 20% di letalità nell’uomo), la ricerca urgente di terapie alternative alle classiche terapie antibiotiche risulta fondamentale.
L’AHCC, in questo senso, si è mostrato come una delle migliori soluzioni alternative alla somministrazione di antibiotici, da utilizzare sia in caso di infezioni lievi, per evitare l’aggravamento, sia in caso di infezioni già gravi, per le quali si può utilizzare anche in combinazione con la terapia antibiotica